Adipometria - DietEasy - di Federico Denisi - Palmi

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Adipometria

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Adipometria o Ecografia Tissutale.
Adipometria o Ecografia Tissutale
Durante la prima visita e nel corso dei successivi controlli viene effettuata l’analisi adipometrica, una tecnica di misurazione degli spessori e della qualità sia del tessuto adiposo sottocutaneo che del tessuto muscolare attraverso la metodica ad ultrasuoni, particolari onde sonore che, penetrando nei tessuti in modo assolutamente indolore, vengono riflessi in maniera differente dai tessuti che incontrano lungo il loro percorso.
Misura di spessori e qualità tissutale
L’Adipometro BX2000 BodyMetrix, in dotazione presso il mio studio, è un ecografo monodimensionale ad ultrasuoni a 2,5 Mhz di frequenza che raggiunge una profondità di tessuto di circa 10 cm. È connesso a un computer che, attraverso un software dedicato, permette di elaborare le immagini ecografiche dei distretti corporei analizzati e trarre numerose informazioni utili per il Biologo Nutrizionista. Attraverso uno schermo, sono visibili all’operatore e di immediata comprensione da parte del paziente, gli spessori di cute, grasso superficiale (SAT, superficial adipose tissue, che fornisce “isolamento termico”), grasso profondo (DAT, deep adipose tissue, il grasso di “accumulo”) e le fasce muscolari. Con l’Adipometria si misurano quindi direttamente lo spessore del grasso sottocutaneo (in qualsiasi punto del corpo) ed anche lo spessore del muscolo sottostante, che vengono espressi in millimetri.
Non sono stime ricavate da formule, come per altre metodiche; con questo strumento vediamo con i nostri occhi il grasso, e vediamo il muscolo, lo misuriamo in millimetri, e ne controlliamo l’andamento nel tempo per capire tempestivamente se la strada è quella corretta o vanno fatte modifiche alla dieta personalizzata e/o di allenamento intrapreso. Ma oltre a questa che è un’analisi di tipo quantitativo (spessore espresso in millimetri), la vera rivoluzione dell’adipometria, è la possibilità di effettuare un’analisi qualitativa accurata attraverso la stratigrafia: a differenza dell’analisi per singoli punti, con ecografo fermo in un determinato punto che misura essenzialmente gli spessori in millimetri (dandoci anche la percentuale di grasso corporeo), la stratigrafia si ottiene facendo scorrere l’ecografo lungo una determinata zona (dovunque si voglia) ottenendo così un’immagine a video che è una rappresentazione bidimensionale degli strati sottostanti con i relativi confini tra i diversi tessuti. L’analisi qualitativa così eseguita permette di distinguere tra un muscolo ben allenato, tonico, da uno meno allenato (indipendentemente dal loro spessore). Si ha quindi la possibilità di valutare lo stato del muscolo del paziente, la qualità del tessuto muscolare e seguirne l’evoluzione nel tempo così da operare scelte basate su dati oggettivi (preparazione atletica, riabilitazione post-infortuni). Il muscolo infortunato di un giocatore a riposo si modifica non solo quantitativamente, riducendo il suo spessore, ma cambia anche dal punto di vista qualitativo, ad esempio con infiltrazioni di grasso al suo interno, visibili solo con questa metodica; ma si nota anche la perdita di tonicità, di compattezza, del tessuto muscolare, offrendo precise informazioni che variano nel corso del tempo.
Altro esempio: se è stata consigliata attività fisica, di un certo tipo, ad un paziente che però non esegue le indicazioni, sarà difficile non accorgersene durante i successivi controlli se il muscolo o i muscoli presi come riferimento sono rimasti ipotonici, infiltrati, e di uguale spessore; l’ecografia non mente!!!
Un tessuto adiposo che non risponde bene ad un protocollo alimentare è facilmente distinguibile, ecograficamente, da uno molto più responsivo, che mobilita le sue riserve di grasso, e questo prima ancora che si noti una diminuzione dello spessore, dando risposte finalmente più utili e immediate sull’efficacia o meno dell’alimentazione e/o dell’attività fisica proposta ad un paziente, permettendo una programmazione nutrizionale specifica a seconda delle esigenze del paziente.

Tutto ciò si traduce in un netto vantaggio “comunicazionale” di questa analisi di secondo livello, specie nei confronti del cliente misurato, in cui si sposta l’attenzione dalla percentuale del corpo intero – stimata, potenzialmente non accurata e certo poco comunicativa – a una valutazione localizzata più interessante eppure ancora in forme numeriche.

Lo studio dei comparti corporei, mediante l’adipometria, è consigliato a:
  • Sportivi: per valutare lo spessore delle fasce muscolari in zone anatomicamente bene definite, con la possibilità di seguirne l’evoluzione nel tempo, così da osservarne i miglioramenti, valutando l’efficacia degli allenamenti seguiti;
  • Riabilitazione: negli sport, ma non solo, è utile avere una valutazione oggettiva dell’andamento degli spessori e della qualità dei tessuti, adiposo e muscolare, per valutarne l’efficacia delle terapie;
  • Persone in sovrappeso e obesità: per evidenziare la distribuzione di grasso in eccesso e controllare a distanza gli effetti della perdita di peso;
  • Persone con adiposità localizzata: (impossibile da osservare con altri strumenti) per valutare l’adiposità localizzata in vari punti, quali pancia, culotte, fianchi, interno coscia, tricipite, bicipite, zona sottoscapolare, sovrailiaca, pettorali (nell’uomo), glutei, etc. );
  • Persone in normopeso: perché consente di verificare un’analisi di rischio per quelle patologie legate alla presenza di massa grassa in alcuni punti specifici (diabete, ictus e infarto).
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